Lapacho tabebuia

Tabebuia avellanedae Lorentz.

Il Lapacho è un albero sempreverde che cresce nelle foreste pluviali e montagnose, in Paraguay, Argentina, Brasile ed anche in quelle della Bolivia e del Perù, si può affermare che sia diffuso un po’ in tutto il Sud America. Gli studiosi sono tutti d’accordo sul fatto che la varietà più adatta a scopi terapeutici e che manifesta l’azione farmacologica più interessante, sia quella a fiori rosa-porpora,  denominata Tabebuia avellanadae 1.  Gli indios che ne facevano uso già da secoli, utilizzavano la  corteccia dei rami per le malattie infettive e degenerative, le infiammazioni intestinali o delle vie respiratorie, per i morsi di serpenti e le infezioni batteriche e protozoarie (malaria) sia come analgesico che antiossidante. E’ grazie a due botanici il Prof. Walter Accorsi ed al Dott. Teodoro Meyer se la diffusione dell’uso a scopi terapeutici del lapacho soprattutto come antinfiammatorio e antitumorale è stato portato a conoscenza della platea mondiale con interessanti studi scientifici2. La droga è costituita dalla parte interna del cilindro corticale il quale si rigenera costantemente mentre le vecchie parti della corteccia vengono spinte verso l’esterno proteggendo così la pianta2. Questa strategia messa in atto dalla pianta offre il vantaggio al raccoglitore anche dal punto di vista del rispetto dell’ambiente e del ciclo naturale di crescita delle foreste.
I costituenti più importanti sono 18 differenti chinoni, comprendenti  sia   naftochinoni (fattori-N) che antrachinoni (fattori-A) come la tabebuina.   I naftochinoni lapacholo, b-lapachone e xiloidone (diedro-a-lapachone) sono considerati i più importanti principi biologicamente  attivi  (2-7% del contenuto). La presenza di entrambi questi componenti(N ed A) va messa in evidenza  come fatto abbastanza singolare, in quanto in natura questi componenti raramente si trovano insieme nello stesso vegetale. Molte delle importanti proprietà del Lapacho possono essere dovute ad una probabile sinergia tra questi fattori. Il lapacholo è un vero e proprio scrigno che contiene un prezioso tesoro per l’uomo: il sistema antiossidante ed antidegenerativo più potente e totalmente biodisponibile esistente in natura. Questo potere antiossidante sviluppato nei secoli di adattamento ci offre quelle sostanze vegetali e gli oligoelementi essenziali, un sistema enzimatico unico in natura, che attraverso un infinito numero di passi intermedi permette alla pianta di resistere agli attacchi ossidativi dell’ozono ed alla formazione dei radicali liberi.
Inoltre si segnala presenza di  quercetina, vanillina, l’acido vanillico (acido-4-idrossimetossibenzoico) e l’acido anisico (acido 4-metossibenzoico), composto antinfiammatorio topico e inibitore della tirosinasi, presente anche nell’anice (Pimpinella anisum). E’ stato inoltre individuato l’acido veratrico (acido-3,4-dimetossibenzoico) e la veratraldeide, con una debole attività di stimolazione della fagocitosi dei granulociti e una notevole attività di stimolazione nella proliferazione dei linfociti. E’ presente anche il prezioso carnosolo, un potente antiossidante. Significative concentrazioni anche di Coenzima Q (ubichinone), questa molecola antiossidante è presente in quasi tutti gli organismi e funziona da trasportatore di elettroni per la catena di trasporto elettronico nei mitocondri. Si tratta di un chinone terpenoidico che deriva dall’acido 4-idrossibenzoico (41): esso potenzia l’azione dei macrofagi, rafforza e protegge il sistema cardiovascolare.  Altri componenti sono lapachenolo, acidi orto e para-idrossibenzoici, acido salicilico, saponine steroidee, alcaloidi come tecomina, indoli, tannini, vari flavonoidi, varie vitamine come ad esempio vitamina K2 (menachinone) e in minor concentrazione vitamina K3 (menadione) (1).
calcio, ferro, cromo, magnesio, silicio, fosforo, manganese, molibdeno, rame, potassio, sodio, cobalto, boro, oro, argento, stronzio, bario.  Le catechine nell’inibizione dell’ossidazione dei lipidi sono 5 volte più potenti della vitamina E; paragonate ad altri bioflavonidi (rutina, esculina, esperidina) sono più attive nella riduzione dei sanguinamenti anomali e nella fragilità capillare. Le saponine migliorano la disponibilità dei costituenti attivi presenti nelle erbe, accentuandone la solubilità in acqua e l’assorbimento a livello dell’apparato digerente.

 

BIBLIOGRAFIA

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